Il via libera agli Etf sul Bitcoin negli Stati Uniti non è un evento rilevante solo per il settore degli investimenti, ma anche per la lotta al cambiamento climatico che rischia di essere frenata se i nuovi prodotti finanziari avranno il successo che molti analisti si aspettano. I nuovi Etf autorizzati dalla Sec non si limitano a replicare l’andamento di futures, ma obbligano gli emittenti a comprare vere e proprie criptovalute, la cui creazione ha un impatto ambientale pesantissimo, in termini di emissioni di gas serra e di consumi idrici.
Il mining di Bitcoin l’anno scorso ha assorbito circa 140 Terawattora di elettricità nel mondo, calcola Digiconomist: il doppio rispetto al 2022 e più o meno quanto l’Italia intera consuma nell’arco di sei mesi. Secondo lo stesso centro di studi la criptovaluta prodotta per circa il 60% con fonti fossili in dodici mesi ha immesso in atmosfera quasi 77 milioni di tonnellate di CO2: emissioni paragonabili a quelle di 16-17 milioni di auto a benzina e pari a quelle dell’Oman, un Paese petrolifero che estrae oltre un milione di barili di greggio all’anno.
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Anche i consumi di acqua legati alla creazione di Bitcoin sono enormi: 2.237 miliardi di litri nel 2023 secondo la stessa fonte, abbastanza per riempire quasi 900mila piscine olimpioniche. O per garantire la sopravvivenza a decine di milioni di persone, in un mondo in cui la siccità – anche per colpa del climate change danneggia sempre più spesso i terreni agricoli e dove l’accesso all’acqua potabile è difficile per almeno 2 miliardi di individui, secondo la Banca mondiale.
La letteratura accademica sull’impatto ambientale del Bitcoin è ricca. Una ricerca pubblicata nel 2022 su Nature calcolava che nel 2016-2021 la criptovaluta avesse provocato danni al clima per 12 miliardi di dollari, pari al 35% del suo valore di mercato nello stesso periodo: ricadute che dovrebbero collocarla nella stessa categoria di attività inquinanti in cui rientrano «la produzione di carne bovina, la generazione di elettricità da gas o la benzina derivata dal petrolio».
Un altro studio, dello United Nations University Institute for Water, Environment and Health (UNU-INWEH), paragonava l’impronta carbonica del Bitcoin nel 2020-21 a quella di 190 centrali a gas. Per compensare le emission sarebbe servito piantare 3,9 milioni di alberi, ricoprendo un’area simile a quella della Svizzera. Pochi però sembrano preoccuparsi deri rischi,