Bitcoin a 42mila dollari. Il prezzo della principale criptovaluta al mondo – che a questi valori capitalizza 815 miliardi di dollari posizionandosi al decimo posto della classifica mondiale degli asset – continua a vivere una fase di espansione. A inizio 2023 un Bitcoin valeva poco più di 16mila dollari. Con questo ultimo balzo la variazione annua ammonta a +153%. Molto più del 40% messo a segno nello stesso periodo dal Nasdaq in un ottimo anche per gli altri indici azionari.
A conti fatti Bitcoin, salvo colpi di scena, si sta candidando a vincere il primato del 2023 nella classifica degli asset più performanti. Ma perché il prezzo è sugli scudi? È solo speculazione? Proviamo ad elencare quattro fattori che in questo momento stanno contribuendo a sostenere le quotazioni della criptovaluta che, ricordiamo, nel novembre 2021 toccava il suo massimo storico a 69mila punti per poi aggiornare un minimo di periodo a 15.500 nel novembre 2022.
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L’arrivo degli istituzionali che lo considerano “oro digitale”
Larry Fink, il ceo di Black Rock, la più grande casa di risparmio gestito al mondo con asset vicini ai 10mila miliardi di dollari, lo ha recentemente definito “oro digitale”. Black Rock è in lizza per l’ottenimento del via libera da parte della Sec, la Consob statunitense, a quotare il primo Etf (fondo passivo replicante) sul prezzo spot (di mercato e non basato sui contratti future) di Bitcoin a Wall Street (il mercato finanziario più liquido al mondo). Al pari di BlackRock ci sono altre sette case di investimento in coda per lo stesso prodotto. C’è quindi una forte pressione degli investitori istituzionali a poter vendere Bitcoin sui mercati tradizionali (e non sui cripto-exchange come accade oggi) e regolamentati. Istituzionali che, come nel caso di Fink, pare abbiano cambiato idea sui fondamentali della criptovaluta, da “strumento usato per il riciclaggio” a riserva di valore. Oro digitale. Questo cambio di narrativa, portato avanti dai big della finanza mondiale, ha sicuramente migliorato la credibilità e la reputazione di Bitcoin che, essendo un asset ad offerta finita (ve ne saranno a regime 21 milioni di unità) “vive” esclusivamente di domanda. Domanda che tende a crescere se nel frattempo la considerazione e la reputazione aumentano. Stando alle ultime indiscrezioni la Sec potrebbe approvare Etf nella prima metà di gennaio. Il mercato prezza questa possibilità al 90%.
Fase risk on dei mercati tradizionali sulla scommessa di tassi più bassi
Non sta correndo solo Bitcoin. A novembre le Borse hanno messo a segno il migliore mese dal 1963 e le obbligazioni non recuperavano così tanta strada dal 1980. Il mercato è in fase risk on perché sta puntando sul migliore degli scenari macro possibili: un atterraggio morbido dell’economia agganciato allo stesso tempo alla sconfitta dell’inflazione. Per questo motivo le aspettative sui tassi si stanno ridimensionando. Il mercato sta scontando che nel 2024 la Fed tagli i tassi per 100-125 punti base. Manovre importanti attese anche per la Bce. Tassi più bassi favoriscono le classi di investimento che, come oro e Bitcoin, non distribuiscono cedole. Non a caso è in forte rialzo anche il prezzo dell’oro che a inizio dicembre ha superato i massimi storici oltre 2.070 dollari l’oncia.
Ad aprile ci sarà l’halving
Il protocollo Bitcoin prevede una politica monetaria rigida. Ogni quattro anni l’emissione di Bitcoin (che avviene attraverso il processo di mining, con il quale i miners digitali da un lato autorizzano le transazioni all’interno del network decentralizzato e dall’altro ricevono una ricompensa sotto forma di nuovi Bitcoin emessi ogni 10 minuti, ovvero per ogni blocco di transazioni aggiunta alla catena di blocchi conosciuta come blockchain) viene dimezzata. Se ad oggi ne vengono creati 6,25 minuti ogni 10 minuti, dal prossimo aprile ne saranno creati 3,125 per blocco. Questo contribuisce a rendere nel tempo Bitcoin una risorsa sempre più scarsa aumentando il rapporto stock to flow (materia prima esistente/materia prima estratta). Un parametro di valutazioni oggi usato anche per l’oro e altre commodities scarse. Sta di fatto che dal prossimo aprile Bitcoin diventerà la materia prima (così l’ha definita anche la Sec) più scarsa al mondo perché supererà l’oro nel rapporto stock to flow.