L’elenco delle criptovalute che assomigliano più a delle azioni societarie si arricchisce. Stando alla Sec, l’autorità che regolamenta i mercati finanziari negli Stati Uniti, tra le migliaia di token e coin in circolazione almeno 68 sono classificabili come strumenti finanziari (securities) e quindi andrebbero trattati come tali, e cioè sottoposti alla sua vigilanza al fine di tutelare i risparmiatori. Il valore complessivo di questi asset, stando alla capitalizzazione di mercato dei relativi token, ammonta a 100 miliardi di dollari.
Più nel dettaglio, stando all’autorità guidata da Gary Gensler, che fino al 2020 insegnava blockchain al Mit di Boston, almeno 53 critpovalute sono in realtà delle securities. Tra queste vi sono numerose che rientrano nella top 20 del mercato. Come il token dell’exchange Binance, Bnb e la stablecoin agganciata al dollaro collegata allo stesso exchange Busd. Oppure Ripple (Xrp), che è in causa con la Sec dal 2020, da quando appunto rientra secondo l’autorità nell’elenco delle securities. Nell’ultimo elenco aggiornato nei giorni scorsi sono finite anche Cardano (settimana per market cap), Solana (nona, che recentemente ha anche lanciato il primo cripto-cellulare), Polygon Matic (decima in classifica). Sand, progetto di punta nel metaverso, Algo, il token della blockchain Algorand del premio Turing Silvio Micali. Poi ci sono Cosmos e svariate altre. All’elenco dei 53 bisogna poi aggiungere i cosiddetti mirror assets, generati da Mirror protocol, che difatti sono asset sintetici che replicano il prezzo di determinati sottostanti finanziari.Una sorta di Etf in salsa crypto. Come mApple, che replica il prezzo di Apple, mBaba, mGoogle, mMicrosoft, mTwitter e via discorrendo.
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L’elenco della Sec è stato aggiornato nei giorni scorsi quando l’autorità ha inviato 13 capi d’accusa nei confronti di Binance, il più grande exchange al mondo di criptovalute. Nel mirino anche Coinbase, l’exchange statunitense a cui la stessa Sec però aveva dato il via libera a quotarsi al Nasdaq nel 2021. L’azione della Sec contro la cripto-industria viaggia su due fronti: innanzitutto identificare quelle coin (native di una specifica blockchain) o token (ospitati da un’altra blockchain, come ad esempio quella di Ethereum che è quella che ne ospita di più) che dietro la maschera di criptovalute (e quindi gettoni che dovrebbero avere un caso d’uso all’interno della blockchain) in realtà hanno le caratteristiche per essere considerati strumenti finanziari a tutto tondo, come lo sono le azioni di una società.
Il secondo passaggio consiste nell’attaccare gli exchange che ne consentono la compravendita, non autorizzati ad intermediare strumenti finanziari tradizionali.
La sensazione è che sarà un percorso lungo, ma nell’incertezza il mercato si porta avanti e nelle ultime ore sta penalizzando la quotazione delle alternative coin con ribassi medi del 10% da sabato con punte anche del -50%. Il mercato prezzo una eventuale pressione di vendita che potrebbe emergere nel caso gli exchange fossero obbligate a delistarle. Molta della liquidità che fuoriesce dalle altcoin sta confluendo su Bitcoin il cui prezzo nelle ultime sedute ha perso “appena” il 3% e che ha visto aumentare la sua dominance nel mercato cripto al 49%. Mentre prosegue la fuoriuscita di Bitcoin dagli exchange: ad oggi solo l’11% dei Bitcoin in circolazione si trova all’interno di exchange. La maggioranza è custodita in wallet privati.
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