«L’halving è fondamentale per Bitcoin: è il dimezzamento dell’emissione pianificato dall’ideatore Satoshi Nakamoto ogni quattro anni per definirne la scarsità. Tecnicamente, sarebbe stato meglio un rallentamento graduale invece di uno shock periodico». Ferdinando Ametrano, fondatore e amministratore delegato di CheckSig, società di custodia e intermediazione Bitcoin per investitori privati e istituzionali, commenta così l’arrivo del prossimo halving, il processo che scandisce rigidamente la politica monetaria di Bitcoin.
Dal punto di vista tecnologico e di mercato una discontinuità è un difetto. L’halving è diventato, però, uno straordinario strumento di marketing: se il rallentamento fosse continuo e più graduale non ne parleremmo, invece abbiamo tutti un appuntamento periodico sul calendario. E se la discontinuità verrà di nuovo superata senza problemi, avremo la conferma che Bitcoin è in ottima salute. Inoltre, in passato l’halving ha coinciso con cicli rialzisti: c’è l’aspettativa che anche quello di aprile amplifichi il ciclo partito nel 2023, sebbene questo abbia altre ragioni più fondamentali.
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Cos’è più significativo dell’halving per l’analisi fondamentale su Bitcoin?
L’approvazione dell’Etf a Wall Street; l’indicazione del CFA Research Institute di allocare il 2,5% del proprio patrimonio in Bitcoin; i chiarimenti regolamentari, come il regolamento Mica in Europa e il quadro fiscale in Italia; la condanna di attori criminali come Sam Bankman-Fried per il fallimento FTX o Changpeng Zhao e Binance per carenze anti-riciclaggio; l’aspettativa di significativi tagli dei tassi nel 2024. A mio avviso, questi fattori sono più importanti. Ma la finanza è anche comportamentale: se gli investitori ritengono l’halving un catalizzatore per la crescita del prezzo, il crederlo ha già un impatto rialzista.
Per i miner è un banco di prova?