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Dirigente di Animoca: Hong Kong non avrebbe adottato le criptovalute senza l’approvazione della Cina

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Stando a quanto dichiarato dal cofondatore di Animoca, azienda attiva nel gaming, la rapida adozione di criptovalute e Web3 da parte di Hong Kong rappresenta un segnale di “grandi movimenti” in atto nella Cina continentale.Secondo il cofondatore di Animoca, Yat Siu, l’attuale tendenza delle criptovalute a Hong Kong “non riguarda solo” la città-stato, ma la Cina in generale, nonostante il Paese continentale abbia bandito le criptovalute.In occasione della Ethereum Community Conference (EthCC) del 19 luglio, Siu ha ricordato che la Cina ha pubblicato a maggio il suo whitepaper sul Web3, in cui il governo “ha sostanzialmente indicato il Web3 come il futuro di Internet”. Non bisogna sottovalutare il fatto che la notizia è arrivata pochi giorni dopo che Hong Kong ha annunciato ufficialmente l’intenzione di consentire gli investimenti in criptovalute ai retail, ha sottolineato il dirigente.Sebbene il whitepaper cinese sul Web3 non menzioni le criptovalute, è comunque rilevante il fatto che la Cina continentale abbia stanziato un budget per progredire nel Web3, ha affermato Siu.Egli ha affermato che le notizie sugli sviluppi di Hong Kong in materia di criptovalute risultino onnipresenti in Cina, menzionando inoltre un comunicato televisivo trasmesso dal canale nazionale, China Central Television.

Il cofondatore di Animoca Yat Siu all’EthCC 2023. Fonte: EthCC

“Quindi ogni persona in Cina ha avuto modo di assistere”, ha evidenziato Siu, aggiungendo:

“È interessante perché non si tratta solo di ciò che accade a Hong Kong. È davvero un messaggio che arriva, si può dire, dall’alto. E Hong Kong non farebbe nulla senza l’approvazione della Cina”.

Nel suo keynote, Siu ha anche sostenuto che il Web3 sia un potente strumento per “spingere un nuovo paradigma tecnologico” lontano dall’egemonia tecnologica degli Stati Uniti. In particolare, ha fatto riferimento ai rischi potenzialmente dannosi per la sicurezza derivanti dalla dipendenza delle nazioni da giganti tecnologici come Google, Apple e Facebook, affermando:

“Questo è in realtà un altro grande punto all’ordine del giorno, ed è il motivo per cui Giappone, Corea, Cina, tutti questi luoghi stanno spingendo il Web3 in modo davvero massiccio, perché lo vedono come un’opportunità per staccarsi dalle tecnologie fondamentalmente dominanti negli Stati Uniti”.

Siu ha sostenuto che sfidare l’egemonia statunitense è particolarmente importante per Paesi come la Cina, che punta alla de-dollarizzazione.“È un altro motivo per cui il Web3 viene incentivato in questi luoghi. Meno dipendenza dal dollaro. Il dollaro, come sappiamo, è la valuta globale del mondo”, ha dichiarato Siu.Come riportato in precedenza da Cointelegraph, la People’s Bank of China ha annunciato ufficialmente un altro divieto su quasi ogni attività di criptovaluta a settembre 2021. Vale la pena evidenziare che – nonostante il divieto – la Cina continentale resti uno dei maggiori hub di crypto mining al mondo.Con la notizia dell’adozione proattiva da parte di Hong Kong di normative favorevoli alle criptovalute, molti operatori hanno espresso la speranza che la Cina possa potenzialmente revocare il divieto imposto da anni.Tuttavia, diversi dirigenti statali, tra cui il CEO di CPIC Investment Management Chenggang Zhou, hanno recentemente ribadito che la Cina rimane e rimarrà anti-crypto anche nel prossimo futuro.

Traduzione a cura di Walter Rizzo

 

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